"Vorrei che tu ci fossi": affiancare un paziente durante un decesso

Titolo originale: “I Want You to Be There.”: Accompanying a Client Through a Death
"Pronto Kevin? Mia madre ha avuto un ictus ed è in ospedale. Questa volta è davvero grave". La voce del mio paziente tremava, e sentivo la sua paura. Dopo aver fatto una serie di domande preliminari, ho chiuso il computer e mi sono diretto alla macchina per andare in ospedale. Era stato, fino a quel momento, un pomeriggio libero per scrivere e correggere i compiti. Ho messo da parte la voce assillante che mi elencava tutte le cose che non avrei fatto e mi sono concentrato invece sul mio paziente e su sua madre.
Aveva circa cinque anni quando ho conosciuto lui e sua madre, quasi diciassette anni prima. La madre era single, mentre il figlio frequentava un programma doposcuola in cui ero consulente da circa un anno. Aveva molti problemi di sviluppo neurologico, insieme all'ADHD, alla rabbia e agli sfoghi emotivi che si traducevano in alterchi fisici con insegnanti e coetanei. Ho lavorato con lui durante le scuole elementari, medie, superiori e, alla fine, l'ho aiutato nel passaggio dal liceo all'età adulta. Ogni anno portava nuove sfide, ma poi sono arrivati anche i successi, cosicché al liceo non ha più avuto tracolli e ha vissuto come un adolescente tipico.
Se esistesse un'immagine dell'analogia di "mamma orsa", sarebbe la madre del mio paziente. Aveva vissuto una vita dura, caratterizzata da traumi da attaccamento infantile e da una serie di relazioni con adulti che l'avevano trascurata e maltrattata. Aveva finalmente trovato l'amore nel padre del bambino, ed era riuscita a creare una casa sicura e piena d'amore per loro tre. Non avevano molto in termini di denaro o di beni, ma lei si era impegnata a fare tutto il necessario per dare al figlio l'aiuto di cui aveva bisogno. Ho fatto numerose sedute con lei per aiutarla a capire le sfide di suo figlio, e come poteva affrontarle. Nel corso degli anni, a causa della scarsità di fondi destinati alla consulenza, ho finito per fare molta consulenza individuale con lei per superare gli eventi traumatici precedenti che l'avevano afflitta per molti anni.
Anche lei aveva avuto problemi di salute per molti anni, cosa che rappresentava una sua costante fonte di preoccupazione. Lui, come molti giovani con problemi di autismo, aveva trovato nella madre un particolare senso di sicurezza. Lei era sempre stata una fonte di forza per lui e, mentre lottavano insieme durante la sua adolescenza, ha rappresentato la persona più importante della sua vita. Mentre guidavo verso l'ospedale, la mia mente correva preoccupata al pensiero di come avrebbe reagito se l'avesse persa. E che dire di suo padre, che ora era completamente invalido? Come avrebbe potuto il mio paziente affrontare tutto questo? Una volta arrivato in ospedale, le notizie non erano buone. La madre non respirava da sola e la sua attività cerebrale era bassa. Nei giorni successivi non si è verificato alcun cambiamento e alla fine i medici si sono incontrati col mio paziente ed altri membri della famiglia per dire loro che non c'era nulla da fare. La procedura di spegnimento del supporto vitale sarebbe stata necessaria.
Ricordo di aver provato una serie di sentimenti contrastanti. Avevo davvero a cuore questa donna e avevo sempre ammirato la sua forza e la sua determinazione di fronte alle molte sfide della vita. Sopravvissuta all'abbandono e agli abusi dell'infanzia, occupava un posto speciale nel mio cuore. Sentivo la tristezza e la rabbia del dolore immediato, e un senso di impotenza travolgente nel vederla sdraiata in un letto d'ospedale attaccata a tubi e fili. Ma il mio paziente aveva bisogno di me in quel momento. Era spaventato e preoccupato, schiacciato in poche ore da immense responsabilità e decisioni da prendere. Mi sono trovato a dover mettere da parte il lutto e a spostare la mia attenzione su di lui. Infine, dopo molte riflessioni, il mio paziente ha scelto una data e un'ora per la rimozione del supporto vitale. Mi ha chiamato per dirmi: "Voglio che tu ci sia". Ha detto: "Voglio che tu sia con me quando succederà". Gli ho assicurato che ci sarei stato.
Le ultime ore sono state strazianti, eppure ho provato un senso di onore nell'essere testimone e nell'aiutare il mio paziente a dire addio alla persona che amava più di ogni altra al mondo. Sono rimasto accanto a lui ed ai suoi familiari, sorridendo per le storielle divertenti e offrendo parole di conforto ed incoraggiamento. Mentre sua madre esalava l'ultimo respiro l'ho abbracciato, avvertendo la tensione del dolore nei muscoli della schiena e delle spalle, e le lacrime calde che gli scendevano dagli occhi. Ho pregato in silenzio e ho pianto anch'io, perché mi sono reso conto di aver perso una paziente molto cara che mi aveva affidato il suo bene più prezioso.Sono rimasto con lui per tutta la serata, mentre cercava di mettere insieme i pezzi e organizzare i preparativi funebri. Il funerale è seguito presto, e il mio paziente ha pronunciato uno degli elogi funebri più toccanti che abbia mai sentito. È stata un'esperienza straordinaria testimoniare il portamento e il radicamento spirituale di questo giovane che, un tempo, era alle prese con problemi sociali e di espressione di sé.
I codici etici dividono il nostro mondo di terapeuti in piccole scatole ordinate che funzionano bene sulla carta. Eppure, a volte, gettati nella mischia della vita con tutta la brutalità che ne deriva, ci ritroviamo a rivestire ruoli scomodi e sconosciuti. Il mio viaggio nelle ombre della morte con il mio paziente mi ha costretto a gestire la situazione, a fungere da ponte con la comunità, la fare da guida spirituale e, a momenti, ad essere solo un semplice essere umano unitosi ad un altro nel percorso del lutto e della perdita. Da questa esperienza ho imparato che il nostro lavoro è sacro e che la relazione terapeutica può andare ben oltre i 50 minuti di terapia in studio. A tratti avrei voluto non essere in questa situazione e mi sono sentito a disagio. Ora, invece, vedo che nel disagio, sia mio che del mio paziente, si è realizzata una crescita della quale sono davvero grato.
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