Il caso Ebenezer Scrooge: riflessioni terapeutiche su un racconto di Natale

Titolo originale: The Case of Ebenezer Scrooge: Therapeutic Reflections on A Christmas Carol Un amico una volta mi ha detto che quando la psicologia incontra la grande letteratura, è quest'ultima che ne esce perdente. Ho afferrato il suo punto di vista. Eppure, ogni Natale mi ritrovo a pensare che "Canto di Natale" di Dickens sia, tra le altre cose, un trattato psicologico particolarmente brillante. La trasformazione del protagonista della storia, Ebenezer Scrooge, naturalmente è leggendaria. Ma le azioni degli spiriti che lo guidano non sono solo soprannaturali; alcune di esse sono sorprendentemente psicoterapeutiche. E i terapeuti esperti possono anche trovarle - se posso dire così - davvero familiari.
Lo Scrooge che incontriamo all'inizio della storia non è il tipo di persona che chiederebbe aiuto. È rigido, compulsivo e difensivo. Ha più probabilità di opporre resistenza che di cercare un processo terapeutico. Disprezza la gentilezza umana, e dice con insensibilità che i poveri dovrebbero morire "e diminuire la popolazione in eccesso". Ad essere onesti, però, Scrooge è anche veloce e coraggioso, e non è privo di occasionali lampi di arguzia. Tenta di disarmare il fantasma di Marley come fosse un "disturbo dello stomaco", dicendo: "Mi sai più di sfoglia che di spoglia!” (Nell'originale, "There’s more of gravy than of grave about you!”). E chi di noi non ha mai voluto vedere qualche persona estremamente esuberante avere ciò che si merita?
Ah, ma Scrooge è un caso difficile! Come dice Dickens, egli è "un vecchio peccatore bramoso che stringe, strapazza, arraffa e raschia". Eppure, nel settimo anniversario della morte di Marley, c'è qualcos'altro sotto. Mentre Scrooge entra nella sua casa fredda, buia e vuota, cominciano ad accadere cose inquietanti. Vede il volto di Marley nel batacchio della porta. E, in breve tempo, Marley stesso appare in forma spettrale, terrorizzando Scrooge e avvertendolo che altri tre spiriti lo seguiranno: sarà la sua unica possibilità di evitare un destino peggiore di quello di Marley.
Da dove viene tutto questo? A prima vista, dal mondo dei fantasmi. E se invece arrivasse anche dall'interiorità dello stesso Scrooge? L'anziano uomo non ha forse sepolto parti del suo stesso io lacerato, le sue speranze, la sua umanità, il suo senso di colpa per le cattive azioni? E, una volta seppellite - ma non morte nel suo personale mondo sotterraneo - queste parti non stanno forse lottando per tornare in una forma misteriosa e spettrale?
I tre spiriti vengono a Scrooge periodicamente, nella notte, come in un sogno. A volte, sembra che possano essere davvero sogni. Il primo spirito, gentile e benevolo, riporta indietro Scrooge alla sua infanzia, mentre noi iniziamo a vederlo sotto una luce diversa: un bambino senza madre e bandito dalla sua famiglia da un padre rancoroso, che vive nei libri, e che finisce per bramare la ricchezza in modo tanto ossessivo da lasciarlo incapace di amare anche la persona più importante. Immerso nel proprio passato in compagnia dello spirito, Scrooge è inaspettatamente tormentato dalle emozioni umane, mentre gioisce dei ricordi felici e soffre per l'amore perduto. Senza dubbio qui è in corso una vera e propria terapia!
Ma l'intuizione senza cambiamento è vuota e, come detto prima, Scrooge è un caso difficile. Le sue emozioni appena rinvenute hanno iniziato a scalfire l'armatura del personaggio, ma questa armatura è eccezionale, e richiede qualcosa di altrettanto eccezionale per poter essere infranta. Il secondo spirito, infatti, è un "gigante allegro", impressionante alla vista, imponente nella natura e molto più che un po' intimidatorio. Volando con questo spirito attraverso la città di Londra e in luoghi sconosciuti, Scrooge vede ricchi e poveri, compresi quelli che conosce, festeggiare il Natale e riscaldare con i loro brindisi il freddo pungente della notte. Nelle case del suo impiegato e di suo nipote partecipa al calore del momento, soltanto per ritrovarsi terribilmente mortificato nel momento in cui la sola menzione del suo nome getta un’ombra sull'atmosfera di festa. Peggio ancora, lo spirito lo informa che "se queste ombre non cambieranno", il figlio malaticcio del suo impiegato, Tiny Tim, morirà presto. L'angoscia di Scrooge si trasforma presto in vergogna quando lo spirito lo colpisce nel profondo con le insensibili parole che lui stesso aveva pronunciato in passato: "Se gli piace morire, è meglio che lo faccia e che riduca la popolazione in eccesso". Per la prima volta Scrooge si confronta con la realtà della sofferenza umana, che fino ad allora aveva sempre trascurato.
Uno Scrooge ormai scosso incontra il terzo spirito. Spaventoso, senza volto e ammantato di un abito nero, questo spirito indica silentemente gli eventi futuri che sembrano avere un significato esistenziale per Scrooge. La maggior parte di questi eventi riguarda un uomo ricco che è morto da poco, senza nessuno a piangere la sua scomparsa, tranne qualche squallido personaggio intento a rubare parti del suo patrimonio. Anche se la risposta è ovvia, Scrooge chiede ripetutamente allo spirito di nominare l'uomo che è morto. Lo spirito non dice altro se non di portarlo al cimitero, dove indica una lapide trasandata che porta il nome di Scrooge. Implorando di sapere se un cambiamento è ancora possibile, Scrooge cerca di impadronirsi dello spirito, che si rimpicciolisce fino a divenire una colonnina del suo letto!
Era soltanto un sogno? Ha forse qualche importanza? La mattina di Natale, a quanto pare, è appena iniziata. Le ombre possono ancora essere trasformate, e lo stesso Scrooge è un uomo diverso. È euforico come "un bambino", "leggero come una piuma", e ride e piange allo stesso tempo. In alcune versioni della storia, la sua domestica scappa di casa, proclamando istericamente che il vecchio avaro è impazzito. Ma, se questa è pazzia, è una pazzia divina: Scrooge si trasforma e inizia una nuova vita di bontà, gentilezza e generosità.
Ma come si è realizzata questa trasformazione? Certamente, un elemento è stato rivisitare il passato con una guida non giudicante per riportare alla luce le sue ferite infantili ed avviare un processo di guarigione. Un altro elemento è stato il confronto senza riserve da parte del secondo spirito di Scrooge con le conseguenze sulla vita reale del suo vecchio comportamento. Infine, il terzo spirito mette Scrooge faccia a faccia con la verità ultima e puntuale della sua stessa morte.
Eppure, l'avvertimento del mio amico sulla psicologia e la letteratura è tuttora rimasto nella mia mente. Possiamo davvero ridurre la trasformazione di Scrooge a un "intervento" da parte di un trio di terapeuti-fantasma, psicodinamici, conflittuali ed esistenziali? Mi sembra fin troppo facile, oltre che insulso. La trasformazione di Scrooge non è solo un cambiamento psicologico. È una questione dell'anima, una vera e propria rinascita spirituale. Si è liberato di una sorta di indicibile arroganza che infetta profondamente, in diversa misura, tutta l'umanità.
La vera portata delle azioni che hanno rianimato Scrooge non si trova nei manuali di psicoterapia o nei libri di testo, né negli elenchi dei migliori studi. Non saranno coperte da assicurazione.
Forse, è meglio lasciarle agli spiriti.
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