I sogni al tempo del coronavirus
Aggiornamento: 9 nov 2022

Titolo originale: Dreaming in the Time of Coronavirus Una donna sogna di udire bussare alla porta d'ingresso, la apre, ma non trova nessuno. Tuttavia, qualcosa la costringe a guardare in basso: lì giace suo figlio morto. Un uomo sogna un drago così grande e così arrabbiato che ha la sensazione che travolgerà non solo lui, ma il mondo intero. La sua ombra gli passa sopra, ma poi diventa così grande che sembra annientare il sole... Io sogno una donna che salta su una piattaforma alta, con grazia e leggerezza, ma leggermente inclinata all'indietro. E guardo con orrore mentre comincia a cadere verso quella che sono sicura sarà la sua morte. In tempi di crisi come questi, è molto comune avere sogni più intensi e frequenti e che i sogni rappresentino le nostre paure più profonde sulla crisi. Non sorprende quindi che molte persone, compresi i miei pazienti, riferiscano frequenti sogni di morte, oppure di forze inarrestabili molto più grandi di loro. Una delle meravigliose contromisure a tutto questo terrore è il modo straordinario in cui le persone si riuniscono per offrire sostegno reciproco. Per esempio, sulla "Jung Platform", un'aula online che diffonde i metodi pratici per applicare le idee di Jung, Robert Bosnak offre uno "Spooky Dreams Café" gratuito il venerdì sera: si tratta di un luogo virtuale di incontro per coloro che vogliono condividere i loro sogni inquietanti. Per un'ora, Bosnak ha fatto un lavoro rapido con i partecipanti e ha in programma di farlo per tutta la durata della crisi. Ho condiviso col gruppo il mio sogno della donna che cade. È una mia amica il cui sistema immunitario è compromesso, quindi in questo sogno c'è un po' della mia palpabile preoccupazione per lei, perché è una persona che probabilmente non sopravviverebbe a un'infezione da coronavirus. Il sogno mi ha anche messo in contatto diretto con la sensazione di assistere ad una tragedia a distanza, in cui vedo chiaramente ciò che sta per accadere, ma non ho alcun modo di intervenire. Bosnak mi ha chiesto innanzitutto di immedesimarmi nel modo agile e spensierato con cui la mia amica saltava sulla piattaforma. E poi mi ha guidato nel sentire l'immensa gravità della caduta, inclinando il mio busto all'indietro sulla sedia. Mi sono sentita paralizzata. Mentre tenevo entrambi i braccioli contemporaneamente, mi sono sentita strappata via. Ma, nel petto e nella pancia, ho sentito un'apertura e un po' di calore. Questo è il mio esercizio, ha detto Bosnak, per sentire quel calore. Nella mia pratica onirica lavoro in un modo simile, basato sull'immedesimazione e sul vissuto, ma i passi che propongo derivano dalla focalizzazione, una pratica sviluppata dal filosofo/psicologo Eugene Gendlin per indagare con delicatezza il nostro personale senso di ogni situazione. Ho applicato questo metodo al lavoro traumatologico e agli incubi e ho scoperto che questi passi offrono modi sorprendenti per aiutare i miei pazienti a gestire le sensazioni spaventose e a metabolizzare in sicurezza le immagini dei sogni. Uno dei modi per lavorare coi sogni in modo mirato è quello di considerare le immagini del sogno come una risorsa, allo stesso modo in cui aiutiamo i pazienti con traumi ad impossessarsi di risorse prima di addentrarsi in un lavoro più profondo per affrontare il trauma stesso. Per esempio, all'uomo che sognava il drago ho chiesto di immaginare che fosse lui il drago e, da questa prospettiva, si è sentito invaso da un potere e da una capacità immensi. Inoltre, come faccio spesso con gli incubi, ho chiesto al paziente di continuare il sogno da dove si era interrotto, immaginando di premere il pulsante "play" sull'immagine finale del sogno. Di solito gli incubi ci svegliano nel momento più spaventoso. In questo finale immaginario del sogno, il drago ha cominciato a volare sempre più in alto, fino a quando la sua ombra non è divenuta altro che una semplice macchiolina sulla superficie della terra. Modi immaginari per gestire ciò che ci travolge Un travolgente senso di impotenza è un tema onirico comune in questo momento, perché rappresenta il modo in cui molti di noi si sentono. Una cosa che facciamo spesso, sia con le sensazioni della realtà quotidiana che con le immagini dei sogni, è trovare il modo di renderle più piccole, più gestibili. Potremmo così prendere la giusta distanza dai draghi dei nostri sogni (ovvero considerarli molto più lontani), oppure potremmo ridurli alle dimensioni di un topo con gli occhi della nostra mente. Quello che stiamo provando in risposta al coronavirus è soltanto un campione del terrore collettivo, e questo è molto più di quanto una singola persona possa gestire. Un altro modo per lavorare con queste immagini è chiedere ai pazienti di stabilire quanto di tutto ciò che sentono appartiene soltanto a loro. Di solito è una parte molto piccola. Un altro modo per affrontare l'enormità di una crisi è quello di considerarla limitatamente nel tempo, ovvero solo a questo momento presente e a quello successivo. Per esempio, nel momento in cui ho percepito l'impotente tristezza del mio sogno di donna che cadeva, ho cercato il passo successivo e così mi è stato chiaro cosa dovevo fare: ho chiamato la mia amica e sono stata rassicurata sul fatto che stava bene e che era estremamente attenta a non esporsi ad alcun rischio. Mi sono anche commossa nell'usare la mia particolare abilità per contribuire a ridurre alcune delle paure collettive. Ho scritto un articolo per i primi soccorritori (e per chiunque altro soffra di incubi) con alcuni suggerimenti su cosa fare. Ho aperto una serie di gruppi di condivisione dei sogni e di sessioni di terapia a distanza per chi lavora in prima linea. Sto usando i modi che conosco meglio per aiutare a ridurre l'ansia collettiva, una persona alla volta ed un sogno alla volta. Il mio fuoco interiore, nato dall'impotenza e dalla paura, viene messo a frutto. Così, l’uomo che sognava il drago ha detto che il suo sogno era cambiato: ora il drago è una sentinella, in attesa di segnali di avvertimento precoci.
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