Cosa accade alla via non percorsa?

Titolo originale: What happens to the path not taken?
Quando un paziente riferisce la sua storia, ne ascoltiamo sia i contenuti che le emozioni associate ai ricordi. Con orecchio attento, soppesiamo anche l'affidabilità della narrazione. Anche se un paziente non è in grado di riferire bene la sua storia, non significa necessariamente che stia mentendo. Ci sono molte ragioni per cui i pazienti non riportano la loro storia in maniera accurata.
Una ragione che trovo particolarmente interessante, che probabilmente avete riscontrato se avete lavorato con pazienti in psicoterapia a lungo termine, è lo slittamento delle narrazioni, ovvero storie che cambiano nel tempo. Non si tratta necessariamente di un resoconto inaffidabile. Le emozioni associate alle narrazioni cambiano con l'esperienza di vita, e con essa cambia anche il ricordo degli eventi.
I ricordi, quindi, costituiscono una rappresentazione tanto del presente quanto del passato. Ciò che sentiamo quando ascoltiamo i resoconti dei pazienti sulle loro esperienze passate, non solo ci fornisce la loro storia, ma offre anche uno scorcio sugli stati emotivi presenti.
Per esempio, la mia paziente Beth riferisce stati d'animo depressivi, ansia e la sensazione che la sua vita sia più difficile di quella di tutti gli altri. Nelle difficoltà della sua vita attuale, ricorda un uomo del suo passato con cui è uscita per un paio d'anni. Questo è un buon esempio, perché avevo già visto Beth in terapia mentre uscivano insieme, quindi sono stata al corrente delle sue emozioni mentre lei viveva la relazione, così come anche del suo esame retrospettivo.
All'epoca, aveva descritto la sua costante frustrazione e il suo turbamento per la mancanza di disponibilità emotiva dell'uomo. Le sue sedute erano piene di lamentele su di lui e sulla loro relazione. Avevo la sensazione che lei lo mettesse all'angolo e che fosse troppo esigente, perché questo era quanto sperimentavo anche nella nostra relazione terapeutica. Ma, all'epoca, Beth non era in grado di sostenere nessuna analisi relazionale. Era troppo presto nella terapia, e lei non aveva ancora l'autostima e la resistenza emotiva per tollerare un simile livello di dolorosa introspezione.
Tuttavia, anni dopo la loro rottura e con la continuazione della terapia, guardandosi alle spalle Beth si è ricordata di un uomo diverso, un uomo gentile e generoso, che non era assente, ma piuttosto concentrato a costruire la sua carriera. Desiderava tanto tornare da quell'uomo, quello con cui al momento presente non usciva più. Credeva che quell'uomo avrebbe ridotto le sue difficoltà nella vita. Le sedute degli ultimi due anni sono state piene di nostalgia da parte di Beth per la vita che non conduceva.
Se i ricordi cambiano, allora forse la nostalgia è un desiderio di vita che vediamo solo a posteriori. Se è così, come possiamo aiutare i pazienti a lasciar andare i rimpianti su cose che non avrebbero potuto capire nel momento in cui sono accadute? Come possiamo aiutarli a comprendere il ruolo della vita che non hanno condotto? E, ancora più in profondità, in che modo le vite non vissute delle persone a noi vicine influenzano il nostro viaggio?
Per molto tempo ho diffuso queste idee, soprattutto dopo aver lavorato con pazienti che presentavano i sintomi di un trauma, ma che non avevano mai vissuto un chiaro evento traumatico, al contrario dei loro genitori. Ascoltando le loro narrazioni, ho riconosciuto un discorso simile: hanno assorbito il trauma dei loro genitori quando erano piccoli, per lo più quando veniva comunicato senza parole, quando la pesantezza era percepita ma non apertamente discussa.
Ho deciso di scrivere un romanzo per esplorare queste questioni psicologiche e filosofiche utilizzando i personaggi per ottenere una visione d'insieme, in modo da non essere limitata dalla cornice dei costrutti psicologici. Il libro, intitolato "Before the Footprints Fade" (Prima che le orme spariscano), esplora come i nostri ricordi cambiano con l'esperienza di vita, come spesso aneliamo alla vita che possiamo vedere solo a posteriori e come, a volte, vogliamo tornare a cose rimaste irrealizzate. Approfondisce anche come le potenzialità non vissute dei nostri cari possano diventare parte delle nostre lotte e dei nostri viaggi.
Come veniamo influenzati dalle strade non percorse?
In ciascuno di noi e in tutte le persone che conosciamo, c'è un numero infinito di vite non vissute; ogni scelta apre alcune porte e ne chiude altre. Volevo mostrare come questo si traduce in modo intergenerazionale, perché a volte il disagio dei pazienti inizia con i sentimenti non elaborati della generazione precedente.
Così, per uno dei personaggi del mio libro, la scelta del padre di abbandonare il sassofono e di intraprendere un percorso professionale più affidabile per crescere la famiglia è diventata una scelta di cui si sentiva responsabile. La vita non vissuta di suo padre diventa parte del suo viaggio. È più grande delle aspettative non dette dei suoi genitori. Ha poi lottato nella sua vita personale per liberarsi di ciò che gli altri volevano da lui, in modo da poter diventare quello che era veramente.
Un altro esempio è il mio paziente Damon: le dichiarazioni implicite dei suoi genitori sul suo successo l'hanno portato effettivamente a diventare una persona di grande successo. Quando ha iniziato la terapia, nonostante la sua enorme ambizione, aveva pochi legami emotivi con i suoi obiettivi. Ha detto: "Mi sembrava tutto vuoto".
Alla fine, è stato in grado di riconoscere che la sua inesorabile motivazione era alimentata da un bisogno di convalida e dall'etichetta del "successo", piuttosto che da una qualsiasi connessione significativa con il lavoro in sé. La sua vita era divenuta una ricerca inconscia di ciò che ci si aspettava da lui, piuttosto che di ciò che avrebbe desiderato se avesse avvertito la libertà emotiva di scegliere. A complicare la situazione c'era il fatto che le aspettative non erano ovviamente dichiarate, rendendo difficile separare le sue emozioni non elaborate da quelle dei suoi genitori.
Esplorare le vite non vissute dei genitori dei nostri pazienti e le comunicazioni implicite di queste aspirazioni non vissute può essere molto utile quando si è bloccati con un paziente, in particolare quando c'è una mancanza di vivacità legata al modo in cui vivono o alla pressione che circonda le aspettative immaginate.
E, come ho imparato scrivendo il romanzo, "Non si torna mai indietro sulla via da cui si è arrivati". Una volta che abbiamo imparato, una volta cresciuti attraverso l'esperienza di vita, la strada del ritorno appare diversa. Noi siamo diversi.
Passiamo del tempo con i nostri pazienti esplorando il loro passato nel tentativo di aiutarli a comprendere meglio sé stessi nel presente. Con l'intuizione, con la forza dell'ego e con la crescita psicologica, le emozioni associate ai ricordi cambiano. Pertanto, possiamo anche capire le emozioni del presente ascoltando le storie del passato.
Forse non è del tutto esatto dire che la gioventù è sprecata per i giovani. La saggezza può derivare solo dal lasciare le impronte, non dal seguirle. Possiamo essere dove siamo solo grazie a dove siamo stati. Possiamo vedere la nostra gioventù solo attraverso gli occhi della nostalgia. Se vogliamo aiutare i pazienti a vivere una vita appagante, con intenzioni significative e integrate, con libertà emotiva, allora dobbiamo considerare l'influenza delle strade non percorse. Vogliamo esplorarle e comprenderle, rendendoci conto che, anche se non sono mai accadute, possono comunque - come le impronte - lasciare un segno profondo.
*I nomi di Beth e Damon sono stati cambiati per proteggere il loro anonimato.
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