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Come costruire una presenza etica sui social media



Titolo originale: How to Build an Ethical Social Media Presence


Ho iniziato la mia avventura sui social media circa un anno fa. Ho deciso che avevo molto da condividere su una varietà di argomenti, ma mi mancava un canale di comunicazione abbastanza ampio per poterlo fare. Le mie apprensioni erano molto simili a quelle della maggior parte dei terapeuti. Come gestirò la cosa se una persona mi contatta per questioni personali? Come posso mantenere un quadro terapeutico sui social media? Come posso bilanciare la mia autenticità con le esigenze etiche della psicoterapia? Come posso incorporare l'etica, pur promuovendo i miei servizi e le mie competenze?


La buona notizia è che, mentre queste sono domande importanti da porsi e a cui rispondere, possiamo farlo lungo la strada, mentre impariamo. Non possiamo imparare a fare lo psicoterapeuta etico sui social media se rimandiamo l'inizio. Che si tratti di una pagina Facebook, di un account Instagram, di Twitter, di LinkedIn, di YouTube (o di qualsiasi altro social media) potrebbe essere il momento di iniziare!


Qualsiasi psicoterapeuta al giorno d’oggi può essere attivo nell'era digitale, e questo comporta l'esplorazione delle diverse opportunità che il regno digitale ha da offrire. Tra le varie possibilità, ci si può anche lanciare nel marketing online oppure offrire contenuti digitali sotto forma di webinar e corsi. Può anche significare impegnarsi con i potenziali pazienti fornendo loro risorse per mantenere e migliorare la loro salute mentale. In questo senso, si tratta di rendere le vostre conoscenze accessibili ad un vasto pubblico in modo etico, a beneficio della vostra pratica, del vostro studio e di coloro che vi seguono.


Come possiamo fare tutto questo, generando allo stesso tempo contenuti sulla salute mentale eticamente corretti per il nostro pubblico? La prima cosa da considerare è stabilire i vostri confini, ponendovi le seguenti domande:


Cosa vi sentite a vostro agio nel fare? Forse siete scrittori eccezionali e potete creare utili post sul blog di LinkedIn, oppure sulla vostra pagina web. Oppure, se siete oratori di talento, potete realizzare video su YouTube o brevi racconti Instagram per parlare di un argomento specifico sulla salute mentale, oppure un argomento terapeutico. Sfruttate tutto ciò in cui eccellete e trovate un social media che si adatti al vostro talento e ai vostri punti di forza.


Cosa non vi sentite a vostro agio nel fare? Questo sembrerebbe essere diverso per ciascuno. Per alcuni, può consistere nel pubblicare foto di sé stessi o della propria famiglia sui social media, o nel mostrare le foto del proprio studio privato. Per altri, potrebbe trattarsi di un problema riguardante la salute mentale stessa, perché non si sa chi riceve queste informazioni e come le utilizza. Date un'occhiata ad alcuni dei grandi profili dei social media, seguite e analizzate quello che stanno facendo. Cosa ne pensate delle loro strategie?

Quanto di voi stessi siete disposti a mostrare agli altri? Ogni volta che scrivo o parlo di autenticità o vulnerabilità, mi affido alla saggezza di Brené Brown. Nel suo ultimo libro, "Dare to Lead", ci insegna che essere autentici e/o vulnerabili non è sinonimo di divulgazione di informazioni personali private. Piuttosto, si tratta di presentarsi come vulnerabili e di attingere ai bisogni emotivi delle persone da un luogo di empatia. Quel "dolce punto di autenticità" sembra essere diverso per ogni terapeuta, e l'unico modo per conoscere e rendere pubblico il proprio è aprirsi a sperimentare e commettere errori. E questo può significare sfidare sé stessi a uscire dalla propria zona di comfort.

Il secondo passo è quello di comunicare queste aspettative al vostro pubblico. Ho ricevuto molti messaggi diretti sui social media che richiedevano una "mini-seduta", ma il mio messaggio a riguardo è molto chiaro: "Non fornisco terapia tramite Instagram. Ecco il mio contatto se volete fissare un appuntamento".


Un'altra eccellente risorsa che ho acquisito grazie al Dr. Keely Holmes è quella di esporre una politica dei social media sul vostro sito web. Questa politica potrebbe includere quanto segue:

  • Ragionare sul perché non si accettano richieste di amicizia da parte dei pazienti.

  • Chiarire che se un paziente vi segue sui social media, potreste voler discutere brevemente di ciò che questo comporta nella vostra prossima seduta.

  • Richiedere di non utilizzare i social media o di non aprire app di messaggistica per comunicare, e specificare quali canali sono invece consentiti (e-mail, telefono, ecc.).

  • Chiarire perché non potete usare le testimonianze dei pazienti sui social media o sul vostro sito.


In quest'era digitale, in cui i confini sono spesso così facilmente sfumati, è importante essere trasparenti ed autentici nei confronti dei pazienti. Un documento di questo genere non solo protegge voi, ma anche loro.


Spero che questi suggerimenti vi aiutino a rielaborare le vostre idee sull'etica nell'era dei social media e a rispondere ad alcune delle domande che ho posto inizialmente. La presenza sui social media non deve scoraggiare. L'avvertimento è tempestivo. Si tratta di essere aperti all'apprendimento e di mostrare le proprie conoscenze, abilità e talento ad un pubblico vasto. Siete pronti a fare il salto di qualità?


Copyright Psychotherapy.net LLC 2022, translated and reprinted with permission.

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