Ciondoli, simboli ed emblemi: il rinnovo dell'identità e la ragazza arcobaleno

Titolo originale: Trinkets, Tokens and Totems: Identity Renewal and the Rainbow Girl
I simboli mi affascinano e lavorare con gli adolescenti mi ha dato molti spunti di riflessione. I costumi di Halloween, per esempio, presentano spesso temi profondamente contraddittori: è il caso di un ragazzo che avevo in terapia, che era spaventato dal sangue ma che è andato a una festa travestito da Dracula, oppure quello di una ragazza autolesionista il cui costume imitava un gabinetto. Anche la musica fornisce numerosi spunti sui conflitti d'identità. Un ragazzo con cui lavoravo era ossessionato dallo scoprire la verità sulle accuse di infedeltà e negligenza che in passato i suoi genitori divorziati si erano scagliati l'uno contro l'altro. Questo ragazzo si era tatuato il nome di una rock star che giocava con la realtà facendo indovinare ai suoi fan se il suo comportamento fosse davvero così oltraggioso come si diceva che fosse. Un altro ragazzo, invece, giunse in terapia con una maglietta che raffigurava un cuore e la linea di un elettrocardiogramma sotto il titolo della canzone "Heartbeat Like a Drum". Dopo una serie di sedute individuali e familiari, divenne chiaro che egli temeva profondamente che il suo comportamento ribelle del passato potesse aver contribuito all'infarto del padre.
I simboli che trovo più affascinanti, però, sono quelli che alludono non solo alle fonti del dolore, ma anche alle fonti della forza e delle possibili trasformazioni. È il caso di Marie, una quindicenne con una grande passione per gli arcobaleni. Da diversi anni collezionava ciondoli decorati con gli arcobaleni e in ospedale continuava a esporre questo motivo colorato. Il motivo dell'arcobaleno era coerente con il temperamento passato di Marie, che era stato descritto dai suoi genitori come felice e "scintillante". Ma i suoi genitori erano diventati sempre più sconcertati, e poi spaventati, quando il comportamento di Marie era divenuto gradualmente arrabbiato, provocatorio, isolato e suicida. In ospedale, Marie alternava un contegno allegro a espressioni di intenso odio per i suoi genitori, soprattutto per sua madre, che descriveva come ipocrita, giudicante e verbalmente offensiva. Adottata da bambina, Marie definiva sé stessa come "comprata e pagata", ma incapace di soddisfare gli standard perfezionistici della madre, per quanto si sforzasse.
In terapia, Marie cominciò a palesare un declino complesso e problematico che aveva preceduto il suo ricovero in ospedale. Negli ultimi due anni si era rifugiata in camera sua e in quello che lei chiamava il suo "Piccolo Mondo" - dove governava un mondo di fantasia, come quello di Oz, pieno di arcobaleni che aveva realizzato riordinando oggetti colorati. I colori le ricordavano tempi più felici, soprattutto le gite in famiglia in un parco a tema dai colori vivaci, dove Marie e i suoi genitori andavano in vacanza ogni anno e dove vivevano rari periodi di serena vicinanza. Ma, nell'ultimo anno, mentre i problemi a casa si erano aggravati, il suo Piccolo Mondo era diventato incolore, e poi maligno. Aveva cominciato a sentire delle voci - quella di una bambina che piangeva mentre altre voci dicevano "cose cattive", imprecavano e litigavano tra loro. Queste voci le avevano fatto paura.
Avevamo intravisto questo lato più oscuro di Marie all'inizio del suo ricovero, quando era stata sottoposta ai test psicologici. Non era apparsa psicotica, ma aveva reagito fortemente alle macchie d'inchiostro di Rorschach, che aveva caratterizzato come oscure, spaventose e deprimenti. Più tardi nel corso del test, aveva descritto una macchia di inchiostro colorato come "un arcobaleno distrutto". Tuttavia, la sua risposta alla macchia d'inchiostro successiva, anch'essa colorata, fu più promettente: "un arcobaleno con i colori che si uniscono... una specie di circolo".
Le sedute familiari con Marie e i suoi genitori sono state movimentate. All'inizio era furiosa con entrambi i genitori. Accusava la madre di giudicarla e di abusare di lei verbalmente quando non era all'altezza dei suoi standard di perfezione, per poi agire con amore in seguito. Inoltre, diceva che suo padre non aveva mai preso le sue difese e non le aveva mai mostrato lo stesso amore che aveva per suo fratello (anch'egli adottato). All'inizio i suoi genitori negarono le accuse, ma, nel corso della terapia, cominciarono a riconoscere che alcune di esse erano vere. Marie è apparsa particolarmente sollevata quando hanno convenuto di aver commesso un errore non cercando aiuto per lei dopo una precedente overdose, e suo padre ha ammesso: "Speravamo solo che i problemi sparissero". Nelle sedute successive, la famiglia ha lavorato su questa nuova apertura; verso la fine del suo ricovero, Marie ha sollevato per la prima volta domande sulla sua adozione e sulla sua madre biologica, un argomento di grande difficoltà per la madre adottiva.
Nella terapia individuale, ho interpretato il Piccolo Mondo di Marie come un tentativo non solo di fuggire, ma anche di scoprire chi era veramente, di mettere insieme parti di sé, proprio come aveva fatto quando cercava di comporre i colori in camera sua. Riconosceva che parte del perfezionismo che aveva visto in sua madre veniva anche da dentro di sé, e riconosceva che avrebbe dovuto continuare a lavorare sia sulla sua rabbia che sul suo amore per i genitori. Alla fine del suo periodo in ospedale, le voci erano sparite. Disse: "Posso ancora vedere il mio Piccolo Mondo. Ora è deserto. Mi piace così". Marie può non averlo fatto intenzionalmente, ma aveva invocato un simbolismo con radici culturali eccezionalmente ampie e profonde.
In tutto il mondo, gli arcobaleni hanno una gamma di significati correlati, tra cui la transitorietà, la speranza, il rinnovamento e il miglioramento. In alcune culture, l'arcobaleno rappresenta un totem, o un oggetto sacro, e se abbinato alla circolarità può anche servire come mandala o come schema simbolico per l'integrazione e la trasformazione. Per Marie, le ricostruzioni dell'arcobaleno erano servite in qualità di simbolo di un tempo più felice nel momento in cui la sua famiglia era riuscita a riconquistare la vicinanza che aveva sperimentato da bambina. E in terapia le era stata offerta una metafora per comprendere un po' di quella storia, oltre che un modo di pensare a un possibile cambiamento.
I simboli come l'arcobaleno di Marie non sono solo allusioni a significati più profondi, ma anche indizi riccamente stratificati e strutturati per i terapeuti che intendono approfondirli coi loro pazienti. Quando ho seguito questi indizi, ho scoperto che spesso mostrano la strada verso questioni importanti che altrimenti mi sarebbero potute sfuggire. Infine, mi hanno dato insegnato ad apprezzare la profondità e la complessità della comunicazione umana.
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